Josè Mourinho è uno degli allenatori che nell’ultimo ventennio ha vinto di più, almeno in ambito europeo, e lui stesso basa i suoi successi su una convinzione da cui non transige assolutamente: in campo ci vuole un vero leader e non è detto che quella figura venga impersonata dal capitano
Difficile, se non impossibile, trovare un coach come Mourinho, ovvero un mister che negli ultimi 20 anni ha vinto letteralmente di tutto nel panorama mondiale. Malgrado la stagione con la sua Roma quest’anno, non sia partita benissimo, visto il solo punto conquistato in due gare, dopo aver affrontato tra l’altro, due squadre che lotteranno per non retrocedere, lo special one rimane uno dei migliori al mondo. Allenatori come lui si contano sulle dita di una mano e quelli che hanno ottenuto un numero maggiore di successi, sono davvero pochissimi.
Chi più di lui, allora, può capire davvero le dinamiche più delicate del complesso mondo del pallone e soprattutto chiarire la sottile differenza tra determinate figure nel calcio? Chi più di lui può sapere che, nel calcio moderno, certi elementi, con determinate caratteristiche, e non parliamo solo di tecnica e fisicità, possono davvero fare la fortuna di un allenatore?
Se ti chiami José Mourinho, il vincente tra i vincenti, classe 1963, giunto da poco alle 60 primavere, una modestissima carriera di calciatore, al contrario un percorso da predestinato assoluto in panchina, allora puoi davvero raccontare di averle viste tutte, e di sapere bene quali sono le componenti che ti conducono ad essere il numero uno, lo “Special One”.
Mourinho nominato “tecnico del secolo”
L’allenatore è nato a Setubal e nel suo paese d’origine è stato nominato addirittura “il tecnico portoghese del secolo”. Mou, come lo hanno ribattezzato alcuni giornalisti qui in Italia, per anni ha dominato in lungo e in largo i palcoscenici europei e in 21 anni di carriera ha realizzato qualcosa di incredibile,: 8 titoli nazionali (2 in Portogallo con il Porto, 2 in Italia con l’Inter, 3 in Premier League con il Chelsea, 1 in Spagna con il Real Madrid), e poi 8 coppe nazionali, 5 supercoppe nazionali e soprattutto 5 competizioni continentali (2 Champions con Inter e Porto, 1 Coppa Uefa sempre con il Porto, 1 Europa League con il Manchester United e 1 Conference League con la Roma).
Mourinho e le sue convinzioni
Mourinho o lo ami o lo odi. Il carattere incandescente del portoghese infatti per molti versi rappresenta la sua arma vincente ma per molti altri lo rende una persona letteralmente odiosa. Josè ha una grandissima cultura calcistica e una conoscenza tattica con pochi eguali, ma spesso e volentieri la mette davanti ai suoi competitor, mancando di stile. Bisogna riconoscergli però che, malgrado molto spesso le sue squadre, manchino totalmente di gioco, riesce a motivare i giocatori in un modo che non ha eguali.
José Mourinho sa come si vince: ecco il racconto sui veri leader che hanno contribuito ai suoi successi (ansa foto) – scommesse.onlineL’attuale tecnico giallorosso, in un’intervista rilasciata di poco tempo fa, nello spiegare alla stampa i segreti dei suoi trionfi, ha voluto anche chiarire alcuni aspetti che secondo lui sono fondamentali, per portare una squadra a conquistare successi a ripetizione.
Mou e le sue armi segrete
Nessun tecnico, seppur vincente per natura, può dominare la scena da solo. In campo infatti, vanno sempre i calciatori, e non è retorica. La squadra devi saperla guidare, devi saperla motivare, devi saper mettere fuori i calciatori quando possono fare più male che bene. Forse è proprio per questa ragione che José Mourinho ci tiene tanto a sottolineare che, tra un “semplice capitano” e un vero leader, c’è una grossa differenza. Il leader secondo il portoghese, è un atleta che in campo può anche non indossare la fascia, ma è comunque in grado di incarnare l’intera storia di un club con le sue gesta.
Jorge Costa, Javier Zanetti, John Terry: tutti leader che hanno fatto la fortuna di Mourinho
Nella sua storia Mou di Leader veri ne ha avuti diversi. Parliamo ad esempio di Jorge Costa Il portoghese classe 1971, rude, roccioso, agonisticamente impeccabile, fu il primo dei suoi veri leader, ai tempi del Porto. In quell’anno Mourinho trasformò i lusitani in una macchina perfetta e li portò meritatamente a vincere, prima la Coppa Uefa e poi la Champions League nel giro di due anni, sovvertendo completamente tutti i pronostici del momento.
Lo Special One deve molto all’ex colonna della nazionale portoghese, oggi allenatore come lui, che nei momenti di difficoltà entrava nello spogliatoio e chiudeva la porta per pochi minuti per parlare con i compagni che apparivano sotto tono, con la complicità di Mourinho che, a suo dire, aveva bisogno solo di occuparsi di questioni tattiche e addirittura per pochi minuti rimaneva fuori ad attendere.
Gli altri Leader-capitani di Josè
Impossibile non ricordare quanto Javier Zanetti con l’Inter e John Terry con il Chelsea abbiano a loro volta incarnato questo ruolo, abbiano preso per mano lo spogliatoio, così come in campo: oltre alla fascia che indossavano come una seconda pelle, erano fuoriclasse di prima grandezza in campo. Mourinho sa bene come si vince, sa bene come si conquistano trofei su trofei, che altri allenatori possono solo sognare di ottenere, i numeri parlano per lui: e chi ama il calcio, quello che regala spettacolo ed emozioni, non può non essere profondamente debitore a José, così come le tifoserie di mezza Europa lo portano nel cuore e lo rimpiangono.