Il portiere del Milan Mike Maignan ha raccontato a Dazn un retroscena molto particolare su Ibrahimovic, ma quando giocavano insieme nel Paris Saint Germain
Anche se non è in testa classifica (ad oggi vetta occupata dall’Atalanta in solitaria) il Milan di Stefano Pioli è partito tutto sommato bene. La vittoria nel derby contro l’Inter ha ridato slancio e fiducia, soprattutto perché si registra la crescita dei nuovi acquisti. Soprattutto, il livello dei giocatori che già c’erano si conferma alto: tra questi sicuramente Mike Maignan, sicuramente il migliore dei rossoneri. Il portiere francese è stato decisivo nel derby e non solo. Parate prodigiose ed estrema sicurezza tra i pali, confermando quanto di buono aveva fatto vedere nella passata stagione, al suo debutto in Serie A.
Il Milan si mette nelle sue mani, affidandosi a lui per provare a centrare il secondo scudetto consecutivo. E su Maignan e gli altri compagni di squadra è sempre vigile e attento lo sguardo di Zlatan Ibrahimovic. Anche se l’attaccante è infortunato e ne avrà ancora per parecchio, segue sempre la squadra da vicino, come se fosse una sorta di allenatore parallelo. Lui è il primo a incoraggiare Maignan, che sullo svedese ha raccontato un curioso aneddoto che riguarda lui e Zlatan.
Maignan e Ibrahimovic: il particolare “battibecco” ai tempi del Psg
Il francese si è confessato all’emittente, parlando di sé come di un grande lavoratore, una persona seria che lavora tanto e parla poco. “Quando sono arrivato a Milano ho detto ai dirigenti che ciò che volevo era vincere da subito – ha spiegato – il mio obiettivo era riportare il Milan ai successi a cui era abituato”. E po il curioso aneddoto su Ibra: “Tutti lo conoscono e sanno bene cosa significa per noi, e per tutti quelli che hanno giocato con lui. Lui parla e noi lo ascoltiamo, quello che dice è importante per noi”.
“Ricordo il mio primo anno al Paris Saint Germain, eravamo in allenamento e lui calciò il pallone molto forte. Mi disse “portiere di m…”. Io gli risposi usandogli stessi toni, e poi gli parai il tiro successivo. Quando entrammo nello spogliatoio lui si avvicinò, mi prese e mi disse: “Mi piace questa tua mentalità”. Adesso sono passati 8 anni da quel giorno, e finalmente posso dire di aver vinto assieme a lui”.