La pandemia è quasi alle spalle. Siamo tornati al passato, o almeno sembra, e non solo per le cose positive. Ricordate quando le curve degli stadi italiani erano pregne di idee e pensieri di stampo politico? Difficile dimenticarlo, anche perché le cose oggi non sono cambiate di un millimetro. La politica resta un seme della discordia all’interno degli stadi, ed è riaffiorata anche in vista di un’amichevole che attende un grande club italiano, come dimostrato da uno striscione.
Ci sono in effetti scelte, da parte delle società, che appaiono incomprensibili, decisioni dettate semplicemente e soprattutto da questioni di natura economica. E, si sa, dove ci sono i soldi spesso si passa oltre determinati valori o idee. Basti pensare a quanto sta per accadere e quanto è accaduto in Qatar in vista dei Mondiali del 2022, tra i più controversi di tutti i tempi.
A proposito di questioni controverse, arriva come un fulmine a ciel sereno per una frangia dei tifosi della Roma un’amichevole in programma il 30 luglio contro un altro grande club europeo, il Tottenham di Conte. A far discutere non è infatti tanto la partita in sé, quanto il luogo in cui dovrebbe svolgersi.
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Alcuni luoghi, per determinate frange di tifo, dovrebbero essere tabù per il calcio internazionale. Ci sono questioni che vanno infatti oltre lo spettacolo e oltre, purtroppo, lo sport, problemi atavici che il mondo si porta dietro da decenni e decenni, senza che nessuno abbia fatto qualcosa per cambiare le carte in tavola. Ad esempio la questione palestinese.
Come si ricollega tutto questo all’amichevole tra Roma e Tottenham e al pensiero delle curve? Ebbene, la sfida tra la squadra italiana e quella inglese è in programma ad Haifa, in Israele. Per questo motivo, non solo due club palestinesi, ma anche un importante gruppo ultras romanista ha deciso di prendere posizione in maniera severa contro lo svolgimento della gara.
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Sono i Fedayn ad essersi schierati in maniera inequivocabile. Lo storico gruppo della Curva Sud ha infatti espresso il proprio dissenso attraverso uno striscione esposto a Trigoria: “In uno Stato che occupa non può esserci amichevole“. Al di là dell’idea di ognuno di noi, resta l’amarezza per l’impossibilità di poter tenere lo sport e la politica distinti e separati.
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