Dopo la più deludente delle pause per la Nazionali, l’Italia torna a riabbracciare la Serie A. La ferita dell’eliminazione dal Mondiale è però ancora cocente, e non si placano le discussioni sul futuro degli Azzurri, soprattutto su quello di alcuni attaccanti che fin qui hanno fallito. In molti, quasi all’unanimità, hanno invocato una rinuncia, ad esempio, a Ciro Immobile nei prossimi mesi, per puntare tutto su giovani come Gianluca Scamacca. Ma una soluzione del genere potrebbe davvero rappresentare una svolta per la nostra Nazionale?
Una prima risposta ce l’ha data la partita giocata dagli Azzurri in Turchia. Una vittoria inutile, al freddo di Konya, nella gara forse più dolorosa e umiliante della storia della nostra rappresentativa. Un successo firmato però dall’altro gioiello del Sassuolo, Giacomo Raspadori. Nonostante le aspettative e la grande chanche concessa, Scamacca non è riuscito a incidere. Proprio come fatto da Immobile in questi mesi, o da Belotti quando è stato chiamato in causa.
Che il problema possa essere quindi di natura differente? Non tutti ne sono convinti, e gli attacchi verso il bomber di Torre Annunziata continuano a essere molti, anche piuttosto duri. Non è un caso Maurizio Sarri, intervenuto in conferenza stampa, ha voluto difendere il suo attaccante, invitandolo, anche se non direttamente, a lasciare la Nazionale.
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Infastidito per le critiche ricevute dal centravanti biancoceleste, il tecnico ha sostanzialmente detto questo: “Se fossi in Immobile, io saprei cosa fare“. Tradotto: se gli ‘esperti’ in Italia ritengono che il problema della Nazionale sia lui, l’unica scelta possibile è farsi da parte.
La carta d’identità conta, per la critica sportiva in Italia. E così, all’indomani dell’eliminazione più dura da digerire per la nostra Nazionale, praticamente tutti hanno invitato Mancini a puntare su ragazzi come Scamacca (classe 1999, 39 gol in carriera), piuttosto che su ‘vecchi’ come Immobile (classe 1990, 254 gol fin qui).
Eppure, c’è qualcosa che non torna. Perché anche nella gara con la Turchia il centravanti azzurro, nell’occasione il bomber del Sassuolo, non è sembrato al centro del gioco della Nazionale. Possibile che sia quindi solo una questione di singoli, di individualità? E se il problema fosse invece l’idea di gioco imposta dal commissario tecnico Mancini?
Da quando il tecnico di Jesi siede sulla panchina della Nazionale, in effetti, la sensazione è stata sempre di un gioco corale che coinvolgesse nella finalizzazione tutti gli offensivi, dalle ali alle mezzali, chiamate a un numero importante di inserimenti. A discapito, però, dell’attaccante centrale, più utile alla manovra che non meramente alla fase di conclusione.
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Un aspetto che forse andrebbe pesato e tenuto in considerazione, perché non è detto che cambiare attaccante possa risolvere il problema dei bomber. Anzi, forse in quest’ottica potrebbe davvero convenire rivoluzionare tutto, facendo a meno di un centravanti statico a favore di un attaccante che leghi i reparti come Raspadori. Rinunciare però, a priori, a un centravanti del calibro di Immobile, ancora nel pieno della forma e della carriera, sembra oggi rischioso ed eccessivo, punitivo e forse autolesionista. Lo ha fatto intendere, fra le righe, anche Sarri. E se lo pensa un tecnico esperto e talentuoso come lui, forse qualcuno dovrebbe iniziare a rivedere le proprie convinzioni…
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