Dal dramma al miracolo sportivo: la favola di Christian Eriksen raggiunge il suo lieto fine con il grande gol siglato a due minuti dall’ingresso in campo al suo ritorno in Nazionale, a pochi mesi dal malore che gli avrebbe potuto costare la vita.
Il lieto fine esiste, se si vive una favola come quella di Christian Eriksen. Lo può raccontare ad alta voce, ai nipoti (e non solo) lo stesso campione danese. Tornato in campo da pochi mesi con la maglia del Brentford, dopo aver risolto obbligatoriamente il suo contratto con l’Inter, il calciatore danese è stato convocato in questo mese di marzo in Nazionale. Un ritorno straordinario, a distanza di nove mesi da quel malore, che avrebbe potuto costargli la vita.
Lo ha desiderato per giorni questo momento. Lo ha sognato, lo ha accarezzato, ha temuto non potesse più avverarsi. E invece, le favole più belle si risolvono così, quando meno te lo aspetti, con un finale degno delle più fiabesche storie hollywoodiane.
Dopo la convocazione in nazionale, da parte del ct Kasper Hjulmand, che non ha mai chiuso le porte della sua rappresentativa, al campione ex Tottenham ed Inter, il suo ritorno in campo con la maglia dei danesi, sembrava essere stato negato da un’improvvisa positività al Covid. Invece, la malattia non era altro che l’ultimo piccolo ostacolo prima della realizzazione del vero miracolo.
Leggi anche -> Eriksen: che sfortuna, ancora problemi per l’ex Inter
Gol da cineteca per l’ex Inter con la Danimarca
C’è l’Olanda nel suo destino e non potrebbe essere altrimenti, per un talento esploso nell’Ajax e che, proprio alla Johann Cruyff Arena, ha regalato giocate spettacolari per diversi anni. Proprio contro gli Orange, il campione danese ha riassaggiato il campo con la maglia della Nazionale, e lo ha fatto a meno di 300 giorni, da quel tremendo 14 giugno 2021, in cui il suo cuore ha smesso di battere per tre interminabili minuti.
Di minuti stavolta ce ne ha messi anche meno, solo due, per riuscire ad andare a segno dopo il suo ingresso in campo e lo ha fatto con un gol dei suoi; Un destro preciso, imprendibile per il portiere avversario, arrivato a compimento di una grande azione corale da parte della sua squadra.
View this post on Instagram
Ma perché da noi, Eriksen non può giocare?
Si è compiuto così il più autentico dei miracoli sportivi, un’impresa destinata a fare scuola per un calciatore che, in Italia, non sarebbe idoneo a competere in maniera agonistica, a causa del defibrillatore sottocutaneo che gli è stato impiantato. Fortunatamente per lui, in Premier le regole sono meno stringenti. Non a caso, dopo 259 giorni dall’arresto cardiaco, lo scorso 26 febbraio è potuto tornare a calcare il terreno di gioco in una partita ufficiale.
In Italia tutto ciò non sarebbe mai potuto accadere. Nel nostro Paese esiste un protocollo, aggiornato nel 2017 dal Comitato Organizzativo Cardiologico per l’idoneità allo Sport, che ha stabilito che i portatori di ICD (il defibrillatore sottocutaneo) possono ottenere l’idoneità solo in alcuni casi. Dipende tutto dalla cardiopatia sottostante, dalla presenza o assenza di sintomi e dal rischio traumatico. Nel caso di Eriksen, con un malore impossibile da nascondere, legalmente non sarebbe stato possibile permettergli di scendere in campo.
Ma in Inghilterra le cose funzionano diversamente. Le responsabilità vengono divise in maniera differente, ed esistono medici che hanno il potere di dare il via libera anche ad atleti con precedenti tanto rischiosi. Per questo motivo è potuto tornare a giocare, realizzando nuovamente il sogno più grande per ogni bambino: tirare calci a un pallone.