La storia di alcune delle auto più veloci della storia: i bolidi che sono stati banditi dalle gare. Prototipi e auto da sogno non solo in gara in Formula 1, ma anche in tante altre competizioni importanti in tutto il mondo.
Di auto veloci ne è piena la storia. Ma non sono tante le vetture che sono state addirittura bandite dalle competizioni. Macchine da favola che hanno fatto sognare per poco tempo, salvo poi sparire dal giro e diventare solo delle leggende per amatori. Alcune di queste sono note e talmente famose da essere state inserite anche in videogiochi come Gran Tursimo. Altre invece sono state dimenticate, o quasi. In questo articolo ne ricordiamo alcune delle più importanti.
Partiamo dalla celeberrima Chaparral di Jim Hall, una delle vetture più strambe che abbiano mai calcato una pista nel motorsport americano. Il modello 2J era davvero sorprendente, e non solo per l’aspetto bizzarro. Vantava infatti un motore Chevrolet V8 da 760 cavalli. Ebbene sì, proprio 760. E per cercare di domare una potenza del genere, al retrotreno aveva due ventole alimentate da un motore per motoslitte, che avevano lo scopo di risucchiare l’aria e generare deportanza, per mantenere la vettura aderente al terreno. La sua parabola fu veloce come un lampo: venne bandita ancora prima di raggiungere il massimo potenziale dalle competizioni CanAm, senza grandi risultati.
Meno bizzarre, ma molto potenti altre due auto degli anni Settanta: la Dodge Daytona e la Plymouth Superbird, che potevano raggiungere i 300 chilometri orari e più, più di ogni altra vettura in Nascar. Non a caso gli organizzatori delle competizioni decisero di bandire entrambe le vetture dopo un paio d’anni di gare, imponendo un limite di potenza per le auto con alettoni.
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Auto veloci bandite dalla Formula 1
Lasciamo l’America e torniamo ai campionati motoristici più seguiti al mondo, come la Formula 1. Anche in questa categoria, votata alla velocità, sono stati diversi i casi di auto messe al bando. Ad esempio la Lotus 56 del 1968, la prima e unica vettura di Formula 1 con propulsore a turbina alimentato a kerosene. Non vinse nulla, nemmeno la Indy 500, a causa di un rifornimento sbagliato. Ma venne vietata subito dalle competizioni dopo la prima apparizione.
Gareggiò invece per tutta la stagione nel 1992 la Williams FW14B. E fu davvero irraggiungibile grazie non al motore, ma alle sospensioni attive, mosse da un sistema di elasto-cinematica che anticipava le modifiche dell’asfalto, una tecnologia impossibile da realizzare per le altre scuderie, almeno all’apparenza. Tutti pensavano infatti fosse troppo esossa. Così, l’anno dopo fu vietata, mettendo fine a un’epopea che sarebbe stata storica.
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E come dimenticare la Brabham BT46B, invenzione di Gordon Murray, un mago della Formula 1. Nel 1978 presentò una vettura che prendeva spunto proprio dalla 2J della Chaparral, con un grosso ventilatore nella parte posteriore della scocca che dava al pilota la possibilità di sterzare a qualsiasi velocità (o quasi). Ne beneficiò Niki Lauda, che grazie a questa vettura vinse facilmente un Gran Premio in Svezia, al debutto della BT46B. Ma le altre scuderie protestarono e in breve tempo il nuovo modello Brabham venne messo al bando.