La lezione è servita Mister Allegri. Non basta avere Cristiano Ronaldo per vincere in Europa quando manca un’identità di gioco, una preparazione fisica adeguata e la necessaria velocità per muovere efficacemente la palla. Ecco perché sono bastati 11 terribili ragazzi olandesi, i quali hanno tecnica, senso della posizione e organizzazione tali da riuscire a battere una Juve figlia di alcuni equivoci tattici mai risolti.
Anche se l’ottavo scudetto è ormai cosa fatta (manca un solo punto), la stagione potrebbe essere considerata fallimentare dalla stragrande maggioranza dei tifosi bianconeri. Quest’anno, come non mai, la Champions League sarebbe potuta tornare a Torino dopo 23 anni di lunga attesa. L’acquisto di CR7 in estate era stato un messaggio chiaro ed inequivocabile da parte della società nei confronti di tifosi e mass media: si punta a vincerla senza se o mah. Invece, per il secondo anno consecutivo, i quarti di finale sono la rappresentazione di un capolinea indigesto, che già dopo il termine della partita ha scatenato sul Web l’ira della tifoseria sparsa in tutto il mondo.
L’emblema dell’ennesimo fallimento in Champions è Paulo Dybala. Mandato in campo con la fascia di capitano, non è stato capace di offrire quel contributo tecnico necessario per vincere queste partite. Troppo lontano dalla porta, incapace di saltare l’avversario e a tratti avulso completamente dal gioco. Per sua fortuna, la partita dura un tempo, costretto ad uscire a causa dell’ennesimo guaio muscolare che ha falcidiato parecchi giocatori juventini in questa stagione. Anche questo aspetto è da rivedere e considerare attentamente per la prossima stagione.
Il gol di Cristiano Ronaldo arriva dopo quasi mezz’ora in cui la Juve aveva giocato discretamente, creando però quasi nulla. Da un perfetto angolo di Pjanic, CR7 anticipa tutti e di testa infila la palla in rete. Lo Stadium esplode, ma la gioia dura poco. Al 34’, da un maldestro tiro dal limite di Ziyech, né nasce un rimpallo favorevole che mette Van de Beek solo davanti a Szczesny: per il centrocampista dell’Ajax mettere la palla in rete è un gioco da ragazzi.
All’inizio del secondo tempo, tutti i tifosi presenti allo stadio e quelli davanti alla Tv speravano che la Juve prendesse in mano in pallino del gioco. Invece, accade l’esatto contrario. I giocatori dell’Ajax iniziano a martellare in ogni zona del campo, pressando, recuperando e proponendosi in massa davanti all’area bianconera. La Juve appare frastornata, incapace di trovare le misure adatte per limitare il palleggio veloce ed efficace degli olandesi.
Prima del gol del vantaggio segnato da De Light al 67’ su un imperioso stacco di testa, Szczesny compie due miracoli prima su Ziyech e poi su Van de Beek. La Juve non reagisce allo svantaggio, rischiando di subire il terzo gol sulle ripartenze veloci degli olandesi. L’unico squillo è sui piedi di Kean, che manda di poco a lato su assist di Ronaldo. Prima del fischio finale, i giocatori bianconeri protestano per un presunto fallo di mano in area. L’arbitro francese Turpin, dopo il consulto con il VAR, lascia proseguire.
Finisce qui, tra lo scoramento in campo e fuori. Probabilmente, un ciclo è finito. La società farà le sue scelte a fine stagione, con o senza Allegri è tutto da vedere, nonostante le dichiarazioni post partita del presidente Agnelli e dello stesso allenatore.