Ci sono imprese anelate, toccate, sfiorate; per due volte la Juventus ne aveva assaporato il dolce sapore, diventato amaro al termine delle partite. Lo scorso anno, Cristiano Ronaldo al Bernabéu aveva infranto i sogni bianconeri segnando dal dischetto il gol dell’1-3, ieri sera li ha alimentati portando la sua squadra sul 3-0 a 5 minuti dalla fine.
CR7: un marchio di garanzia appartenente ad un fuoriclasse, un trascinatore, un uomo che ha dimostrato cosa significa vincere in Europa. A parte la sua strepitosa tripletta, è stata tutta la squadra a suonare la stessa sinfonia, impeccabile, senza stonature. A dirigerla prima e durante la partita Massimiliano Allegri, aspramente criticato nelle ultime settimane e che si è preso la sua personale rivincita. Ha azzeccato tutte le mosse, soprattutto quella di Emre Can, difensore aggiunto e autore di una strepitosa prestazione.
L’impenetrabile muro dell’Atletico Madrid guidato da Simeone è stato abbattuto minuto dopo minuto. Gli spagnoli sono stati surclassati tecnicamente, tatticamente e sul piano del ritmo dai bianconeri. All’andata avevano giustamente vinto e convinto, agevolati dalla prestazione opaca della Juve nel secondo tempo. Purtroppo per loro, queste partite durano 180 minuti e la squadre che si affrontano possono cambiare pelle.
Già nei primi minuti del match si capisce che la Juve vuole l’impresa. Il gol arriverebbe quasi subito, dopo 4 minuti, se l’arbitro non annullasse, con l’ausilio del VAR, la zampata di Chiellini per un evidente fallo di CR7 su Oblak. La Juve cerca di sfruttare il gioco sulle fasce. Spinazzola, all’esordio in Champions, è incontenibile, mentre Cancelo appare più timido. Dopo due tentativi dell’Atletico, la Juve passa al 27°. Cross perfetto dalla sinistra di Bernardeschi e perentorio stacco di testa nell’area piccola di Cristiano Ronaldo che sovrasta Juanfran e deposita la palla in rete. Lo Stadium esplode e comincia a credere nella rimonta.
I bianconeri continuano a martellare l’Atletico, sfiorando il 2-0 con una spettacolare rovesciata di Bernardeschi che va fuori di poco. Ma sono gli spagnoli, nel secondo minuto di recupero del primo tempo, ad sfiorare la marcatura con un colpo di testa ravvicinato di Morata, bravo ad anticipare Bonucci. Per fortuna, la palla si alza di un metro sopra la traversa.
Il pericolo corso a fine primo tempo dà maggiore carica ai bianconeri, che si tramuta in gol al 48°. Altro cross, questa volta dalla destra e dai piedi di Cancello. CR7 anticipa due difensori dell’Atletico e indirizza un violento colpo di testa verso la porta. Oblak si supera e respinge, purtroppo per lui al di là della linea di porta. L’arbitro indica il suo orologio, la palla è completamente entrata. Lo Stadium esplode nuovamente, i giocatori bianconeri corrono tutti ad abbracciare Ronaldo. Pareggiato il conto totale, Allegri effettua il primo cambio: fuori uno stanchissimo Spinazzola e dentro Dybala.
La Juve riprende a macinare gioco e sfiora il 3-0 in due occasioni: la prima con Mandzukic, che colpisce la palla con la coscia sfiorando il palo, la seconda con Kean, subentrato a 10 minuti dalla fine al croato, che manda di poco a lato davanti ad Oblak in uscita. Terzo gol rimandato però di pochi minuti. All’84° Bernardeschi, dopo una strepitosa azione personale, viene spinto da dietro da Correa appena entrato in area. Kuipers prima ed il VAR dopo non hanno dubbi: è calcio di rigore. Dal dischetto, un freddissimo CR7 spiazza Oblak e segna il gol qualificazione, tramutando il piombo delle scorse settimane in oro.
Questa sofferto passaggio del turno ha insegnato una cosa: la Juve può vincere la Champions se gioca… da Juve.