Spalletti Shock: probabile l’addio del tecnico di Certaldo a fine stagione

Al termine della rocambolesca sconfitta per 3-2 sul campo dell’Empoli, che ha messo definitivamente il punto sui sogni scudetto dei partenopei, Spalletti spiazza tutti con delle dichiarazioni sconcertanti.

Ci sono sconfitte e sconfitte. Alcune passano via, quasi indolori, e vengono dimenticate in pochi attimi. Altre lasciano un segno profondo, forse indelebile. Quella subita dal Napoli di Spalletti a Empoli, con la già storica rimonta da 0-2 a 3-2 in otto minuti, partorita da scempi individuali difensivi degni del più trascurato campetto di periferia, non sarà mai dimenticata dai tifosi azzurri. Perché c’è solo una parola che descrive l’animo di tutti i sostenitori partenopei giunti a Empoli o incollati alla tv: mortificazione. Più che rabbia e delusione, per un sogno che in realtà era già svanito da almeno una decina di giorni, c’è infatti il senso profondo della vergogna e dell’umiliazione. Ed è ben più grave.

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Spalletti durante Empoli-Napoli (© LaPresse)

Spalletti ci ha messo la faccia

Di fronte a uno spettacolo indecoroso come quello cui ha dovuto assistere, Spalletti ha scelto di metterci la faccia. In una stagione in cui dovrebbe, salvo clamorosi colpi di scena, portare a casa l’obiettivo societario, un finale horror come quello che si sta vedendo sul campo lo chiama inevitabilmente alle sue responsabilità. Perché, anche quando le colpe non sono sue, come a Empoli, è giusto che sia lui ad assumersi il peso di una sconfitta che rimarrà nella storia del calcio Napoli, ma anche della sua carriera professionale.

Non sorprende quindi che, a caldo, ai microfoni di DAZN e poi in conferenza stampa, il tecnico certaldino abbia voluto lasciare la porta aperta a ogni possibile scenario futuro: anche a un addio fino a pochi giorni fa impossibile. “Se la squadra è questa la responsabilità è mia“, ha sentenziato l’allenatore, che ha aggiunto di essere pronto a pagarne le conseguenze. Sarà la società a dover decidere del suo futuro, che per ora si chiama Sassuolo. Il resto è tutto da scrivere. Ma potrebbe davvero esserci un ribaltone in casa Napoli?

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Cambio in panchina per il Napoli?

La posizione di Spalletti andrebbe analizzata con calma e attraverso la lettura di molti particolari. Se è vero che l’obiettivo quarto posto dovrebbe essere mantenuto (avrebbe del miracoloso per le avversarie riuscire a recuperare un minimo di 9 punti con 12 a disposizione), è altrettanto vero che il modo in cui è stato raggiunto farà discutere l’ambiente per mesi. Non hanno convinto infatti né il gioco dato alla squadra né alcune scelte di campo, come quella riguardante l’impiego con il contagocce di Mertens, più di un idolo a Napoli.

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Spalletti contro l’Empoli al Castellani (© LaPresse)

Alla luce di tutto questo, e anche del ritiro imposto dalla società, ufficialmente di comune accordo con il tecnico, pare evidente che una riflessione il presidente De Laurentiis dovrà farla prima di scegliere di continuare con l’allenatore ex Inter.

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Tuttavia, ci sono alcuni fattori che porterebbero a non mettere in discussione la posizione dell’allenatore, anche davanti al disastro di Empoli. Innanzitutto quello economico: DeLa non è un presidente che ama buttare soldi, e Spalletti ha un contratto oneroso della durata di almeno un altro anno. Considerando quanto accaduto all’Inter, sembra difficile trovare un accordo per sciogliere l’accordo in anticipo. Quindi, anche per non veder svanito il proprio investimento, il presidente potrebbe scegliere di dare ancora fiducia al proprio allenatore.

Va poi sottolineato come De Laurentiis, nella sua vita calcistica, non abbia mai fatto sfoggio di essere un mangia-allenatori. Solo negli ultimi anni, dopo l’addio di Sarri, ha preso infatti decisioni forti riguardanti la guida tecnica. E se con Ancelotti avrebbe potuto forse resistere ancora, nel caso di Gattuso una conclusione del rapporto era inevitabile.

Perché Spalletti può ancora restare a Napoli

Infine, non si può non considerare che il Napoli si avvia, almeno sulla carta, a una vera rivoluzione. Andranno via senatori come Insigne, Ghoulam, Ospina, forse Mertens e Koulibaly, e a rischio ci sono anche le posizioni dei vari Meret, Fabian, Zielinski, Lozano, Osimhen e così via. Dare continuità alla panchina potrebbe quindi rivelarsi quasi una necessità, anche per offrire a un allenatore comunque navigato, seppur altalenante, una seconda possibilità con un gruppo rifondato e forse più adatto alle sue idee.

Il problema vero risiede però nella convinzione: per andare avanti serve il volere di tutte le parti in causa. Proseguire solo per questioni economiche, ma senza più fiducia, sarebbe un suicidio sportivo che porterebbe a una situazione simile a quella vissuta con Benitez anni prima, o con Gattuso più recentemente. Perché gli obiettivi si raggiungono solo “spalla a spalla”. Altrimenti il fallimento diventa più di un rischio.

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