Bisogna saper vincere nel calcio e nello sport in genere, ma bisogna anche saper perdere e purtroppo, oggi come oggi, sono tanti gli esempi di antisportività a cui quotidianamente siamo costretti ad assistere. Le provocazioni di vario genere di cui si sono resi protagonisti in campo e fuori, tanti calciatori o addetti ai lavori di molte squadre, anche importanti del mondo del calcio, sono numerosissime: riscopriamone alcune.
L’anti-sportività è un nemico che dovrebbe essere bandito dal mondo del calcio, come da quello dello sport. Eppure, spesso e volentieri sono molti gli addetti ai lavori che dimostrano di non essere buoni vincitori e, quasi di conseguenza, di non saper perdere, non riuscire ad accettare le sconfitte. Calciatori, allenatori, dirigenti che in diversa misura e in diverso modo si sono macchiati di gravi gesti o dichiarazioni di anti-sportività.
Il primo esempio di sportività da non seguire
Carismatico e di certo talentuoso, un noto protagonista di gesti antisportivi è, ad esempio, Leonardo Bonucci. Non a caso, il difensore della Juve è amatissimo da molti fan italiani, ma anche detestato da intere tifoserie. Ad esempio dai supporter del Napoli, che ancora non dimenticano una sua storica provocazione.
Al termine di un Napoli-Juventus terminato 3-1 per i bianconeri al San Paolo, interrogato sul fatto che in Europa la squadra bianconera non vince spesso, forse per l’assenza di favori arbitrali, il difensore rispose così a un cronista pungente: “L’unica differenza in Europa è che noi siamo agli ottavi di Champions e voi state in Europa League“.
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D’altronde, nel corso della sua carriera il difensore ex Milan, un calciatore che esulta dopo ogni gol ricordando a tutti i suoi detrattori di “sciacquarsi la bocca” (non proprio il massimo dell’eleganza e della sportività), si è più volte macchiato di episodi equivoci. Ad esempio in questa stagione, quando ha aggredito il segretario dell’Inter, Mozzillo negli ultimi minuti del vibrante match di Supercoppa Italia, risolto dai nerazzurri nei minuti finali.
Fair play, questo sconosciuto: gli altri antisportivi
Se Bonucci non è nuovo a gesti che poco hanno a che fare con lo sport, va detto che è in ottima compagnia nel mondo del calcio. Da dirigenti a calciatori, sono in tanti ad aver reso poco onore al concetto stesso di sport e di rispetto. Un esempio molto eloquente e recente ha visto, ad esempio, protagonisti Al-Khelaifi e Leonardo.
I due dirigenti del PSG si sono resi protagonisti di un comportamento a dir poco censurabile subito dopo la sconfitta in Champions League contro il Real Madrid. Nell’immediato dopo-partita si sono fiondati negli spogliatoi inseguendo l’arbitro. Il numero uno del club avrebbe urlato “ti ammazzo“, accompagnato dall’ex calciatore brasiliano, furibondo. Il risultato? Intervento della polizia necessario per sedare gli animi.
Il video dell’aggressione di Leonardo all’arbitro (Repubblica.it)
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Gli altri esempi di antisportività
Ma di reazioni del genere nella storia del calcio se ne sono avute a bizzeffe, sia da calciatori in campo che da moltissimi dirigenti anche italiani: da Totti a Cantonà, da Moggi a Preziosi, da Ferrero a De Laurentiis, e chi più ne ha più ne metta. Tutti questi che abbiamo appena menzionato hanno, in una o più occasioni, manifestato il proprio nervosismo in maniera spropositata, specialmente dopo risultati negativi. Il capitano giallo-rosso ad esempio, malgrado la sua grandissima classe, ha spesso mostrato di non saper perdere. Nel 2010, durante la finale di Coppa Italia giocata contro l’Inter, mentre la sua squadra era sotto per 1 a 0 in casa, a tre minuti dalla fine, vedendo che la sua squadra non sarebbe mai riuscita a rimontare, rifilava senza alcun motivo, un calcione a Balotelli a palla lontana, finendo espulso dall’arbitro Rizzoli. Un gesto davvero inconcepibile per un giocatore del suo livello.
Il video del calcio di Totti a Balotelli
C’è però un altro addetto ai lavori che ha più volte mostrato anti-sportività, soprattutto a parole, nel corso della sua carriera: si tratta dell’allenatore Gasperini. Un tecnico tanto talentuoso e capace nel costruire squadre spettacolari, quanto imbarazzante in alcuni momenti davanti a un microfono. Critiche agli arbitri, accuse verso gli avversari, parole forti e deferimenti in grande numero. Più volte il Gasp ha mostrato di non essere un perdente di classe. Ma, si sa, in fin dei conti nel calcio è il risultato che conta. E allora le parole, anche quando pesanti, in fin dei conti non fanno mai male a lungo.https://video.repubblica.it/sport/leonardo-da-una-spallata-all-arbitro-a-fine-partita/127429/125931