Esiste ancora il libero nel calcio? Un elemento che spesso porta tante discussioni, in un mondo calcistico spesso latitante nel ricordare le basi difensive.
Il calcio italiano ha inventato il libero ma spesso se ne dimentica nei tempi moderni. Un po’ per l’evolversi del calcio, un po’ per la smania di inseguire alchimie offensive a tutti i costi, spesso l’Italia dimentica le basi che l’hanno resa così importante.
Perché quella del libero non è stata un’invenzione così brutta nel mondo del calcio, anzi. Ha spesso portato alcuni singoli ad emergere e a far trionfare la Nazionale in alcuni casi. Oppure a rendere più forte una squadra di club, che è entrata nella storia del calcio proprio perché aveva il classico libero a fare da manforte.
Un elemento che spesso è stato rigettato pure in passato. Il mago Helenio Herrera un giorno decise che era qualcosa di inutile per l’Inter. Andò a giocare in trasferta e le prese da una squadra in lotta per la salvezza. Morale della favola? Tornò subito il libero e guai a toglierlo nell’Inter, che non a caso negli anni Sessanta vinse tutto proprio con il mago in panchina. Che seppe ravvedersi, e fece bene.
I campioni italiani del ruolo
Sicuramente il ruolo del libero affascina proprio per la capacità di essere l’ultimo baluardo della difesa, oltre al portiere. Il calciatore praticamente più intelligente, perché rimanendo da dietro riesce a osservare tatticamente quanto avviene intorno a lui, diventando spesso un avallo in più per le indicazioni dell’allenatore.
Il Milan d’oro si affidò a Franco Baresi, facendolo diventare una leggenda. Con il Milan andò prima in Serie B per due volte, poi cominciò ad emergere e a conquistare trofei in Italia, in campo europeo e anche intercontinentale. Proprio per le sue capacità di leadership era insostituibile, in più svolgeva il ruolo del libero con un’assoluta padronanza.
Talmente tanta era la padronanza, che chiamava… il fuorigioco per l’arbitro. Spesso e volentieri alzava il braccio a indicare l’off side, qualcosa che poi è passato dall’analogico al digitale, passando spesso come un vero e proprio vezzo per difese pigre a cercare alibi inutili.
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Fece la storia e prima di lui la fece il compianto Gaetano Scirea. Era il libero, la piena incarnazione del ruolo anche in una chiave moderna. Ultimo muro che spesso era insormontabile, Scirea era anche un elemento pericoloso in zona offensiva. Perché sapeva sempre dove collocarsi sia in difesa e sia nelle sortite offensive, risultato spesso pericoloso andando a colpire nell’area altrui. A dimostrazione del campione e della sua intelligenza, quella che è rimpianta sia da un punto di vista tattico che da quello umano nel mondo del calcio.